La Scarpàza
“Scarpaza” è una parola del dialetto romagnolo che significa, come è piuttosto facile arguire, “scarpa rotta”, “scarpa vecchia”: in una parola, “scarpaccia”.
Quando nel 1972 alcuni organizzatori di corse podistiche della Romagna decisero di riunire le loro manifestazioni in un ciclo che coprisse un po’ tutta la regione, con quell’autoironia che è una delle caratteristiche dello spirito della gente di quest parti, lo chiamarono appunto “Scarpaza”: da allora questo nome sta a significare una specie di Giro della Romagna a tappe ed è conosciuto da tutti coloro che praticano lo sport del podismo in questa regione ed in quelle vicine.
Si è detto podismo neonato: i partecipanti alle singole corse non superavano infatti le centocinquanta unità ed erano guardati con un po’ di compatimento dagli spettatori.
Poi le gare sono via via aumentate, fino a più che raddoppiare, e i podisti si sono moltiplicati, arrivando ad una media di oltre duemila per ogni manifestazione (con punte di tre-quattro mila), per un numero complessivo di più di quarantacinquemila partecipanti ogni anno per l’intero ciclo (46.751 nella stagione 2006-2007 in 19 gare).
Ma vediamo di esaminare un po’ più in dettaglio cosa è la Scarpaza: perché si tratta di corse podistiche, ma non solo quello.
Intanto è da dire che in ogni corsa, nessuna esclusa, sono presenti una o più frazioni aperte a tutte quelle persone che corrono (o anche semplicemente camminano) per passione, per sentirsi bene, per trovarsi assieme: perché è proprio questo l’aspetto più importante della “Scarpaza”.
Certo non manca, anche se non in tutte le manifestazioni, la parte agonistica, con atleti di buon livello locale o addirittura con la partecipazione di campioni di spessore nazionale e persino internazionale. Se andiamo infatti ad esaminare l’albo d’oro di alcune di queste gare troviamo personaggi del calibro di Gelindo Bordin, Salvatore Bettiol, Alberto Cova, i keniani Barnabas Korir e Andrew Masai, il marocchino Said Er-mili, o, fra le donne, Emma Scaunich e Laura Fogli: in tempi più recenti, Caimmi, Battocletti, Calvaresi.
Ma anche se la parte agonistica è quella che affascina gli spettatori, assai più importanti sono l’aspetto sociale e quello culturale, che si estrinsecano attraverso la partecipazione degli abitanti di tutta la regione, con buona presenza anche di quelle vicine, a tutta una serie di appuntamenti collaterali che si svolgono nell’ambito delle varie manifestazioni o nelle quali le manifestazioni stesse si inseriscono.
Pensiamo ad esempio alla creazione del monumento al podista a Bertinoro, alla distribuzione (in tempi passati) di modelli di legno in scala di alcuni strumenti della civiltà contadina a Pisignano, alle mostre nei magazzini del sale di Cervia, alle medaglie con gli stemmi dei Papi ed i principali monumenti cittadini a Cesena (anche queste abbandonate in favore di premi più… prosaici): e tante, tante altre, non meno importanti.
Da qualche anno, infatti, la Scarpaza organizza un evento conosciuto in tutto il mondo, la “Nove Colli Running”. Sulle tracce della famosa “Nove Colli” che raduna, con partenza e arrivo a Cesenatico, diverse migliaia di ciclisti che invadono le strade Romagnole cimentandosi allegramente nel superamento delle più ardue salite (ben nove appunto) che costellano il territorio di questa regione, teatro delle imprese del mitico Marco Pantani, figlio di questi luoghi, uno dei più grandi scalatori del ciclismo di tutti i tempi.
Orbene, in concomitanza della Nove Colli ciclistica e sullo stesso tracciato e nello stesso momento ( unica al mondo ) dal 1998 si disputa anche la podistica. La prima edizione con 5 podisti, ma già internazionale con lo USA Stan Hardesty ( con davanti come apripista Zanuccoli Leo con una Porsche 356 rosso rubino del 1964 e la tabella del tempo sul tettuccio ) poi man mano sempre più numerosi fino ad arrivare oltre i 160 provenienti da ogni parte d’Europa e del mondo ( Argentina, Usa, Nuova Zelanda, Hong Kong, ecc.. ) si cimentano per superare i 202,4 chilometri con a salite a dir poco micidiali: con l’unico scopo di poter dire “ce l’ho fatta”. E non è certo cosa di poco conto essere riusciti a portare a termine una impresa ai limiti del possibile.
Orbene, questa è la Nove Colli Running.
Questa, e tanto altro, è la Scarpaza.
Franco Fabbri